C’è qualcosa di più sacro e inviolabile, in tutte le culture, della gestazione e di una madre che allatta il proprio figlio?
Un bambino di appena 5 mesi, allattato al seno, muore avvelenato dal latte materno. La madre si era vaccinata con il vaccino Pfizer-Biontech. Muore a pochi mesi senza alcun difetto alla nascita.
L’evento avverso fatale è stato segnalato al Vaccine Adverse Event Recording System VAERS (*), lo scorso 4 aprile dal medico che ha assistito il bambino.
La madre aveva ricevuto la seconda dose del vaccino Pfizer il 17 marzo, mentre era al lavoro. Il giorno dopo il suo bambino di cinque mesi, ancora allattato al seno, aveva sviluppato un’eruzione cutanea e piangeva in modo inconsolabile. Il bambino si era rifiutato di mangiare ed era sopraggiunto uno stato febbrile.
Nel rapporto il medico descrive come la madre avesse portato il bambino, molto sofferente, al pronto soccorso dell’ospedale locale, dove erano stati effettuati i primi accertamenti. Si era così scoperto che aveva gli enzimi epatici sopra la norma. Il bambino è stato ricoverato per le cure del caso ma si era aggravato ed è morto due giorni dopo, il 20 marzo 2021.
Non aveva allergie note, difetti alla nascita, disabilità o condizioni preesistenti e non è stato esposto a nient’altro che al vaccino Pfizer attraverso il latte materno della madre. Inappetenza, stato febbrile, enzimi epatici elevati. Ha sviluppato porpora trombotica trombocitopenica, una grave malattia acuta del sangue, caratterizzata dalla formazione patologica di aggregati di piastrine (trombi) che ostruiscono i vasi sanguigni diminuendo l’apporto di ossigeno ai diversi organi coinvolti causando disfunzioni al fegato, ai reni, al cuore, al cervello, ecc.
In un altro caso, denunciato su VAERS, è la madre a dichiarare:
Il 17 luglio è morto il mio bambino. Stavo allattando il mio bambino di 6 settimane quando ho ricevuto il primo vaccino Pfizer il 4 giugno 2021. Si è ammalato gravemente con febbre alta circa 2 settimane dopo aver ricevuto il primo vaccino Pfizer il 21 giugno. Per 2 settimane ha assunto antibiotici per una presunta infezione batterica. Tuttavia, non hanno mai trovato alcun batterio specifico e hanno diagnosticato sepsi coltura-negativa. Alla fine della sua degenza in ospedale è risultato positivo al rinovirus. Dopo il ciclo di 14 giorni di antibiotici, è rimasto a casa per una settimana, ma ha mostrato strani sintomi (ad esempio palpebra gonfia, strane eruzioni cutanee, vomito). L’ho riportato in ospedale il 15 luglio, dove si è presentato con quella che hanno chiamato una malattia atipica di Kawasaki. È morto poco dopo per coaguli nelle arterie gravemente infiammate. Sono curiosa di sapere se la proteina spike potrebbe essere passata attraverso il latte materno causando una risposta infiammatoria a mio figlio. Dicono che la malattia di Kawasaki si presenti in modo molto simile alla sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini che stanno vedendo nelle infezioni post Covid. (Il mio bambino ha avuto anche circostanze di nascita insolite, dato che è nato a 37 settimane, innescato da un’appendicite materna). Tuttavia, se sanno che gli anticorpi passano attraverso il latte materno, considerandola come una buona cosa, allora perché non dovrebbe passare anche la proteina spike attraverso il latte materno causando tutti i problemi che essa può causare.
Dramma nel casertano: mamma incinta perde la piccola, si era appena vaccinata
Ecco un caso riportato dalla stampa nazionale, seppure limitatamente alle cronache locali. Si tratta di una donna in stato interessante che ha perso la bimba che portava in grembo al nono mese di gravidanza. Solo due giorni prima la madre aveva completato il ciclo vaccinale a cui aveva deciso di sottoporsi assumendo la seconda dose del vaccino Pfizer.
Di seguito il dramma della cantante Bianca Atzei
Nel corso di un incontro pubblico la dott.ssa Loretta Bolgan così si è espressa a proposito del rischio di danni da vaccino a carico delle madri in gravidanza e in allattamento (**):
In gravidanza non va fatto nessun tipo di vaccino perché l’organismo materno mette in atto una forma di tolleranza immunologica nei confronti dell’embrione o del feto che si sta formando, che a tutti gli effetti è un organismo estraneo, come accade, per intenderci, nel caso di un trapianto ricevuto nel corpo materno. Il sistema immunitario materno va, quindi, fisiologicamente a tolleranza; vaccinando si viola questa tolleranza. Se si subisce la vaccinazione all’inizio della gravidanza il rischio è l’aborto spontaneo indotto dalla vaccinazione. Se la vaccinazione interviene alla fine della gravidanza il risultato può essere il parto prematuro. È questo un rischio noto per tutti i vaccini fatti in gravidanza. Non c’è una giustificazione che possa legittimare un rapporto beneficio/rischio favorevole perché il rischio di subire aborto o parto prematuro indotto dalla vaccinazione supera sempre il beneficio che la mamma possa trarre dall’inoculazione. Nel caso della covid quale potrebbe essere il beneficio? Quello di evitare che la mamma e in particolare il nascituro prenda l’infezione, perché la mamma, almeno in teoria, dovrebbe passare gli anticorpi al bambino; ebbene se questi anticorpi sono non neutralizzanti – perché in grado di selezionare varianti vaccino resistenti – la madre non può trarne alcun beneficio perché può infettarsi comunque, oltre al rischio di danno da vaccino che può averne. Se gli anticorpi passati al bambino, come può succedere anche durante l’allattamento (se la mamma viene vaccinata durante l’allattamento), risultano non neutralizzanti e il bambino, il neonato sotto l’anno, si infetta facendo il potenziamento (ADE) della malattia rischiando così di morire. Questo è un dato che viene dal vaccino contro la Deng. Il bambino con anticorpi non neutralizzanti passati dalla mamma, se infettato, ha un’incidenza più alta di mortalità rispetto ai bambini non vaccinati. Questo è un dato riportato in letteratura (vedi Sezione vaccini e gravidanza – età pediatrica, a cura della dott.ssa L. Bolgan). Questo è perciò un rischio che non è ancora stato valutato e questi signori che hanno detto che va bene vaccinare in gravidanza e in allattamento probabilmente non conoscono questi risultati con altri vaccini. Sarebbe stato molto importante fare quanto meno uno studio preclinico per valutare l’incidenza di questa reazione prima di dire che il vaccino può essere fatto in gravidanza e in allattamento.
La mamma può passare al bambino anche la spike vaccinale. Quest’ultima è pericolosa (vedi Tossicologia della spike a cura della dott.ssa L Bolgan). È tossica, quindi ci si aspetta che una madre che passa la spike vaccinale durante la gravidanza potrebbe indurre nel figlio delle reazioni da avvelenamento, soprattutto a livello centrale. Non conosciamo ancora, infatti, le conseguenze derivanti da un avvelenamento da spike nel breve e lungo termine tra bambini nati da mamme vaccinate. Questo è un dato mancante. Inoltre, tenendo presente che la spike può indurre la formazione di anticorpi autoimmunitari nella mamma, si potrebbero avere attacchi autoimmuni nei confronti del feto o dell’embrione. Questi sono processi che dovevano essere studiati in dettaglio.
Poiché, infine, questi vaccini tendono ad attivare la cascata del complemento e quindi portare a trombosi/trombocitopenia, ci sono casi, riportati dai media e dalla letteratura, di bambini allattati da madri vaccinate che hanno sviluppato trombosi e trombocitopenia. Queste sono tutte reazioni avverse che andavano indagate in maniera approfondita invece di dire che non c’è correlazione. Ho già avuto, purtroppo, segnalazioni di danni in bambini allattati da madri vaccinate. A fronte di un beneficio nullo (la mamma e il figlio possono infettarsi nonostante vengano passati anticorpi vaccinali) sia la mamma che il feto si espongono ad un rischio anche grave, potenzialmente fatale, durante la gravidanza e il bambino anche dopo la nascita. I rischi superano, quindi, a mio avviso, nettamente i benefici che si possono avere dalla vaccinazione.
Da sempre le donne in gravidanza sono state prudentemente consigliate ad interrompere l’assunzione di qualsiasi tipo di trattamento farmacologico che non fosse strettamente necessario. Banditi dagli analgesici al fumo, anche passivo, di sigaretta. Alle donne in gravidanza che avessero un mal di denti, un mal di testa, veniva chiesto di sopportare il dolore perché evitassero l’assunzione di farmaci ritenuti potenzialmente dannosi per il feto. Non era poi così lontano il ricordo tragico della vicenda dei danni da Talidomide, un farmaco che fu venduto negli anni cinquanta e sessanta quale sedativo, anti-nausea, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza. La Talidomide era stata commercializzata in quegli anni causando la nascita di oltre 10 mila bambini con gravi malformazioni, anomalie cardiache e problemi cerebrali. Nel 1958, uno studio clinico, Medizinische Klinik, effettuato su 370 pazienti, 160 dei quali erano madri in allattamento, aveva concluso che “non sono stati osservati effetti collaterali né nelle madri né nei bambini” e che la talidomide fosse sicura in gravidanza. Le vittime di quell’offesa su larga scala non hanno ancora avuto giustizia.
Una recente pubblicazione scientifica “Short-term Reactions Among Pregnant and Lactating Individuals in the First Wave of the COVID-19 Vaccine Rollout” ovvero Reazioni a breve termine tra donne in gravidanza e in allattamento nella prima ondata del lancio del vaccino COVID-19, ha rivelato che:
Tra le partecipanti in gravidanza, eventuali sintomi ostetrici sono stati segnalati da 346 su 7809 individui (4,4%) dopo la prima dose e 484 su 6444 individui (7,5%) dopo la seconda dose. Complessivamente, 6586 donne in gravidanza (84,3%) avevano riportato una seconda dose di vaccino al momento dell’analisi dei dati. Di questi, 6244 individui (94,8%) erano ancora in gravidanza, mentre 288 individui (4,3%) avevano partorito e 49 individui (0,7%) hanno riportato aborti spontanei al momento della loro seconda dose di vaccino. Tra le donne che allattano, l’interruzione dell’allattamento al seno dopo la vaccinazione è stata segnalata da 155 individui su 6815 dopo la prima dose (2,3%) e 130 individui su 6056 dopo la seconda dose (2,2%), la riduzione della produzione di latte per meno di 24 ore da parte di 339 individui dopo la prima dose (5,0%) e 434 individui dopo la seconda dose (7,2%), e preoccupazioni per il bambino dopo la vaccinazione di 208 individui dopo la prima dose (3,0%) e 267 individui dopo la seconda dose (4,4%).
Io mi vaccino e proteggo me e il mio bambino
è uno degli inviti in forma di slogan pubblicità-progresso che la campagna vaccinale ha rivolto alle mamme siciliane per incoraggiarle alla vaccinazione antinfluenzale del 2019.
Scaricare a vicenda eventuali reponsabilità
Il medico vaccinatore che si facesse venire qualche dubbio dichiarando come sia una «responsabilità troppo grande» quella di procedere alla vaccinazione di una donna in gravidanza scegliendo piuttosto di invitarla a tornare con adeguata certificazione prevaccinale emessa dal proprio ginecologo, potrebbe vedersi redarguito, come è accaduto al centro vaccinale di piazzale Roma, a Venezia, dove il presidente dell’Ordine dei medici, Noce, ha dichiarato che «È il medico dell’hub a dover tracciare l’anamnesi». Per i medici dell’hub vaccinale, tuttavia, «non c’è ancora una letteratura scientifica consistente sugli effetti che l’anti-Covid potrebbe sortire nelle gestanti e nel feto, quindi prima di somministrarlo dobbiamo stare molto attenti e conoscere bene lo stato di salute della paziente» anche perché, ribadiscono: «In caso di eventi avversi, la responsabilità è nostra».
Per il Ministero della Salute
Nel corso della gravidanza sono raccomandate le vaccinazioni contro difterite, tetano, pertosse (dTpa) e influenza (se la gestazione si verifica nel corso di una stagione influenzale), che devono essere ripetute ad ogni gravidanza.
(…) I vaccini contro MPR e varicella, contenendo vaccini a virus vivi attenuati, non possono essere somministrati in gravidanza
(…) Anche la vaccinazione anti-HPV non è attualmente consigliata durante la gravidanza, poiché non sono stati effettuati studi specifici sull’impiego del vaccino in donne gravide.
Il 22 dicembre 2020 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato l’immissione in commercio del vaccino Pfizer-BioNtech mRNA (Comirnaty) per il quale è prevista la rimborsabilità a carico del SSN (15). Il vaccino è approvato per tutta la popolazione al di sopra dei 16 anni, non ha controindicazioni assolute e non sono richieste accortezze particolari per sottopopolazioni specifiche come anziani, immunodepressi o soggetti con disturbi della coagulazione e rischi di sanguinamento e non esistono controindicazioni per le donne in gravidanza e in allattamento.
Nel contempo l’ISS ammette che:
le donne in gravidanza e allattamento non sono state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer-BioNtech mRNA (Comirnaty), Moderna e AstraZeneca per cui non disponiamo di dati di sicurezza ed efficacia relativi a queste persone
Vorreste conoscere l’incidenza? Eh, no! State chiedendo troppo. D’altronde, pensiamoci. Sarebbe stato necessario assoldare mamme con bebè, vaccinarle e spiegare loro che allattando i propri figli avrebbero potuto ucciderli. Un po’ difficile trovare consensi informati in tali condizioni ma non perdiamoci d’animo perché la sperimentazione è in atto e se tanti di questi casi non verranno denunciati o conteggiati otterremo ancora una volta valori incoraggianti…
Così, mentre Draghi lamenta la denatalità che colpisce il Paese
e il ministro alla Transizione ecologica, Cingolani, dichiara come sia necessario ridurre a 3 miliardi la popolazione mondiale essendo l’essere umano biologicamente un parassita perché consuma energia senza produrre nulla.
Migliaia di donne in tutto il mondo stanno segnalando interruzioni del ciclo mestruale dopo aver effettuato la vaccinazione contro la Covid-19. Sono 2.200 le segnalazioni relative a disturbi riproduttivi dopo la somministrazione del farmaco raccolte dal sistema governativo britannico per gli eventi avversi ai vaccini. Tra questi: sanguinamento mestruale eccessivo o assente, mestruazioni ritardate, emorragie vaginali, aborti e nati morti. Vedi anche https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/vaccino_menopausa_mestruazioni_astrazeneca_pfizer_ritorno_sanguinamento_ultime_notizie_oggi-5967311.html
Come è noto la proteina spike ha forte omologia molecolare con moltissime proteine umane. Sono, infatti, centinaia le proteine umane ad essa omologhe così come le relative malattie autoimmuni innescabili dalla vaccinazione; se ne sono trovate 150 solo nel tessuto della spermatogenesi. Analogo pericolo relativo all’ovogenesi.
Poiché i vaccinati sono indotti a produrre la spike quale antigene virale si rafforza il sospetto di un attentato alla potenza riproduttiva del genere umano.
Finché le raccomandazioni alle donne in gravidanza saranno del tenore di quelle che seguono, a cura dell’ospedale di Perugia, le quali piuttosto che rassicurare le donne in stato di gravidanza sull’esistenza di cure precoci efficaci contro la covid le terrorizzano per indurle alla vaccinazione:
La reazione più fisiologica che ci sentiamo di proporre, a nome delle future generazioni, è rappresentata eloquentemente dall’immagine che segue
(*) Uno studio di Harvard-Pilgrim Healthcare del 2009 ha rilevato che il sistema di segnalazione passiva del VAERS ha catturato solo l’1% dei veri eventi avversi che avrebbero dovuto essere segnalati al sistema.
Eventi Vaers segnalati nel testo (1) (2)
(**) Si vedano Sezione vaccini e gravidanza – età pediatrica e Tossicologia della spike a cura della dott.ssa L. Bolgan
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