Abbiamo letto l’ultimo lavoro di Simone Piazzesi, Super Pino e i tecno-mostri, racconto fantastico destinato ai più piccoli ma con molti spunti di riflessione anche per i grandi, soprattutto se genitori. La tematica affrontata, infatti, è di notevole importanza e sta avendo un impatto sempre maggiore nelle vite di tutti. Stiamo parlando della dipendenza da telefoni “intelligenti” e altri strumenti tecnologici che, pur avendo una indubbia utilità, stanno però diventando fonte di gravi problematiche, specie nei giovani e giovanissimi, fino a sfociare in vere e proprie nuove patologie. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Ciao Simone! Raccontaci brevemente chi sei.
Sono nato a Pistoia nel 1975, laureato in Lettere, ho svolto vari lavori tra cui l’insegnamento. Nel 2007 ho pubblicato il mio primo libro, a cui ne sono seguiti altri, di vario genere: racconti, poesie, romanzi, per ragazzi e per adulti.
Da qualche anno, invece, mi sto dedicando alle arti figurative, trovando la pittura molto gratificante.
La tua passione per la scrittura, quindi, non è cosa recente.
No, mi è sempre piaciuto scrivere, inventare storie, far correre l’immaginazione, fin da bambino. Anche il libro d’esordio, Topo Oreste e la grande città, in realtà era stato scritto una decina di anni prima.
Super Pino è un po’ un ritorno alle origini, alla letteratura per ragazzi.
Cosa ti ha spinto a cimentarti di nuovo con questo genere?
Non saprei, forse la tematica in questione: la presenza sempre più invasiva di telefoni, tablet e altri strumenti “smart” che stanno letteralmente ipnotizzando e spegnendo i più giovani. Non sono un luddista retrogrado, anch’io uso internet, computer, ecc. ma vedere ragazzi e bambini con la testa piegata su quello schermo anche quando vanno in bicicletta o attraversano la strada mi fa una profonda tristezza. Questo racconto che ho scritto è un tentativo di far notare come certi comportamenti non siano affatto naturali e scontati, e come le conseguenze possano essere anche gravi, a molti livelli: cognitivo, comportamentale, psicologico, emotivo, persino fisico: la postura a testa china prolungata per ore può portare a problemi alla colonna vertebrale, le radiazioni elettromagnetiche assorbite dall’organismo quando si ha un telefono in mano non sono certo salutari, ecc…
Ogni dipendenza non è mai positiva…
Diventare dipendenti da qualcosa vuol dire perdere il controllo su quella cosa, significa non essere più liberi di decidere se fare o non fare qualcosa. Dipendenza vuol dire perdere libertà, la nostra libertà, e questo è un concetto a cui raramente si pensa. Siete in grado di decidere di spegnere il telefono per qualche ora? Se la risposta è no, non siete più liberi, il telefono vi ha rinchiuso nella sua gabbia, vi ha fatti prigionieri.
Il libro ha anche una curiosa appendice…
Sì, dal momento che nel racconto dico cose che possono sembrare eccessive, ho voluto mettere in appendice un paio di articoli che riportano recenti studi sugli effetti della prolungata esposizione a fonti elettromagnetiche, come i telefoni cellulari. La realtà, a ben vedere, è anche peggiore del mio racconto fantastico.
Dunque, non rimane che leggere Super Pino e i tecno-mostri… come si fa?
Chi fosse interessato può richiederlo tramite il mio sito simonepiazzesi.it o può contattarmi sui social (Facebook, Twitter, Instagram).
Costa come un pacchetto di sigarette ma non nuoce alla salute.
Grazie Simone, di esserci e di scrivere!
Trovate tutti i riferimenti di Simone Piazzesi qui:
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