Fino a che punto siamo disposti ad accettare che questo controllo si spinga?
Durante le audizioni informali della settimana scorsa presso la Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato sul DDL 2394 in merito all’estensione della certificazione verde Covid-19, non sono mancate nuove conferme scientifiche sulla scarsa validità del Green Pass come strumento di protezione della salute pubblica e anche sull’efficacia della vaccinazione di massa.
Le personalità ascoltate sono di spicco e rappresentano, sia il mondo medico e scientifico, sia quello giuridico-costituzionalista; ognuno ha portato le proprie conoscenze affinché la Commissione possa proporre alle Camere le modifiche al decreto che dovrà essere convertito entro il 20 di novembre 2021.
Alcuni interventi sono stati davvero significativi. Il prof Bizzarri, professore di Patologia Clinica presso l’Università della Sapienza, ha messo in luce l’inefficacia della misura del Green Pass, partendo soprattutto da due considerazioni: da una parte, la completa inaffidabilità dell’uso dei tamponi PCR per la rilevazione del virus, potrebbero portare ad un numero di falsi positivi del 96%. Questi strumenti non sono infatti in grado di rilevare selettivamente il Sars-Cov2, in quanto sensibili anche nei confronti dei virus antinfluenzali e di altri coronavirus.
Il professore infatti ha informato la Commissione che lo stesso CDC (Center for Deseas Control americano) ha disposto che entro il prossimo novembre i test attualmente in uso per la rilevazione del Sars-Cov2 vengano completamente abbandonati in favore di strumenti diagnostici più affidabili.
Il professore ha inoltre fornito evidenze scientifiche riguardanti la decrescita progressiva della protezione del vaccino, a partire dalla somministrazione della seconda dose, fino ad attestarsi al 56% intorno al 4° mese. Tutte le audizioni sono state precedute da delle relazioni che sono state depositate presso la commissione. Secondo il medico, non solo i vaccini non offrirebbero un’elevata garanzia di protezione ma risulterebbero anche pericolosi se utilizzati in modo massiccio, in quanto offrirebbero un’illusoria sensazione di sicurezza nei soggetti vaccinati con un conseguente abbassamento del livello di attenzione nei confronti delle misure di sicurezza (mascherina e distanziamento).
Anche il dott. Cosentino, ordinario di Farmacologia, con molta chiarezza, ha confermato l’inutilità del Green Pass, citando il famoso studio scientifico dell’Università di Oxford che di recente molti quotidiani hanno ripreso a fondamento dell’obbligo della certificazione verde. Si tratta di uno studio molto valido (con un campione vastissimo di oltre 96.000 soggetti) ma riguardo al quale sono stati completamente fraintesi i risultati da parte dei principali organi di stampa. Lo studio, proposto come prova a sostegno del Green Pass, riporta come uno dei principali risultati, l’affermazione che i vaccinati mostrerebbero una minor capacità di trasmissione del virus rispetto ai non immunizzati. Cosentino, tuttavia ha sottolineato come la stampa abbia “dimenticato” di esporre il dato più importante di questa ricerca, ovvero, che tale minor diffusione del virus nei vaccinati diminuisce nel tempo fino a scomparire dopo 13 settimane.
Quindi, dopo appena 3 mesi, un vaccinato ed un non vaccinato diffondono il virus nello stesso identico modo. Perché allora il Green Pass per i vaccinati ha una validità di ben 12 mesi?
Per ben 9 mesi, vaccinati e non, diffondono il virus nello stesso identico modo, ma mentre i primi potranno continuare a frequentare luoghi di vita e di lavoro senza nessun controllo, contribuendo di fatto a diffondere il virus, i non vaccinati, a cui vengono concessi gli stessi diritti solo dopo essersi sottoposti ogni 48 o 72 ore ad un tampone, non lo faranno. Tutto l’impianto del Green Pass appare evidente: presenta, ricerche alla mano, evidenti criticità.
Lo stesso studio dell’Università di Oxford ci ha mostrato anche altri dati molto interessanti, ovvero che solo il 20% dei contagi avverrebbe sui posti di lavoro o nei luoghi pubblici (scuole ed università).
Un ulteriore colpo al Green Pass è stato inferto dal dott. Salmaso, Medico Specialista in Malattie Infettive e Sanità Pubblica, il quale si è occupato per ben 7 anni del programma di vaccinazione e del controllo delle epidemie di tifo, colera e poliomelite in Tanzania. Egli ha ribadito un assunto della medicina rispetto al quale non si sarebbe dovuto aver alcun dubbio sin dal principio e che adesso, anche diverse ricerche hanno confermato, ovvero la maggiore protezione derivante dalla immunità naturale rispetto a quella da vaccino. Pertanto, chi ha contratto il virus non andrebbe vaccinato essendo inutile e addirittura dannoso.
A tal proposito Salmaso ha ribadito la pericolosità di vaccinare un soggetto che abbia già sviluppato anticorpi contro il Sars-Cov2 in quanto lo esporrebbe al VADE (Vaccine Associated Disease Enhancement), ovvero una sindrome scatenata dal vaccino che riproduce i quadri più gravi della malattia. Il dott. Salmaso ha invitato la Commissione a porre particolare attenzione sugli effetti avversi dei vaccini mostrando i dati del VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting Sistem), il sistema di monitoraggio delle reazioni avverse da vaccino degli Stati Uniti, che mostra dati, per altro sovrapponibili a quelli del Regno Unito.
I dati riportano che nel periodo 2.000-2.020 si sono verificate 2.277 morti per effetti avversi rispetto a qualsiasi tipo di vaccinazione mentre nei primi 10 mesi di quest’anno [2.021] se ne sono verificate praticamente il triplo (6.578).
Le sorprese non sono finite: gli auditi hanno continuato a portare argomenti al fine di svuotare di contenuti scientifici il decreto, ribadendo sotto molteplici aspetti che se vogliamo intendere il Green Pass come uno strumento di controllo esso lo è sicuramente, ma non certo della salute pubblica.
Su quale sia il vero scopo del Green Pass e delle sue ripercussioni sociali e costituzionali ne hanno parlato altrettanto autorevoli personaggi quali il Professor Giorgio Agamben, filoso ed accademico, ed Ugo Mattei giurista, accademico e promotore del referendum contro il Green Pass.
Lo Stato è il primo a non voler assumersi la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua parte di sperimentazione.
Le loro parole non hanno lasciato spazio ad interpretazioni. Il filosofo ha soprattutto messo in evidenza la grande contraddizione del Governo, il quale ha inizialmente introdotto con il DL 44/2021 lo scudo penale, esentandosi da ogni responsabilità per i danni prodotti dal vaccino (nella legge si fa riferimento agli articoli del Codice Penale 589 e 590 che riguardano l’omicidio colposo e le lesioni colpose).
Lo Stato è dunque il primo a non voler assumersi la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua parte di sperimentazione. Allo stesso tempo, il Governo cerca di costringere i cittadini a vaccinarsi, escludendoli dalla vita sociale, ed ora, anche lavorativa. Una mostruosità giuridica che mette chiaramente in evidenza quanto questa misura niente abbia a che vedere con la salute pubblica ma sia di fatto, un atto politico finalizzato, non tanto a vaccinare le persone, ma piuttosto ad introdurre il Green Pass come dispositivo di controllo e tracciamento, introducendo il primo passo che potrebbe ben presto portarci verso un modello di società fondata su un controllo digitale e virtuale illimitato. La domanda quindi che Agamben ha posto ai Senatori e a tutti noi, cittadini italiani, è: “fino a che punto siamo disposti ad accettare che questo controllo si spinga?”
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